Si potrebbe pensare che i
conflitti bellici che hanno interessato e che tutt'oggi interessano il
Medioriente siano i diretti responsabili delle variazioni del prezzo del
petrolio. Purtroppo questa correlazione risulta essere ben più lontana dalla
realtà. Una più probabile relazione, forse, potrebbe essere verificata dal
fatto che lo scoppio di una guerra comporti la riduzione se non l'interruzione
della produzione che a sua volta si riflette in una contrazione dell'offerta e
che quindi potrebbe avere come conseguenza forti variazioni dei prezzi. Una visione più accurata del
fenomeno porta a considerare come in risposta di una guerra o quanto meno di
una minaccia di conflitto nel Medioriente, c’è un aumento della domanda
“precauzionale” di petrolio (nel dubbio si tende ad accumulare), la quale a sua
volta, porterà ad un aumento del prezzo del petrolio. Tutto ciò è sensibilmente
verificabile quando l'offerta di greggio risulta inelastica al pari di quando i
produttori attraverso fasi di inefficienza produttiva. In quest'ultima
interpretazione, la guerra muove la domanda di petrolio invece che l'offerta.
Si ha quindi uno spostamento della curva della domanda poiché i consumatori di
petrolio cominciano ad accumulare scorte quando avvertono la sensazione di
un'imminente riduzione dell'offerta petrolifera. Questa seconda interpretazione
potrebbe aiutarci a spiegare le diverse similitudini e differenze che si sono
susseguite durante ogni conflitto bellico.
La più grande limitazione è
constatabile dal fatto che grandi movimenti di prezzo sono la conseguenza di
cambiamenti inosservabili e a volte di aspettative imprevedibili. Nell'analisi
dei conflitti bellici riguardanti l'andamento dell'offerta e della domanda,
dobbiamo considerare un ulteriore aspetto che a volte viene tristemente
tralasciato: la diversa intensità di variazione dei prezzi che ogni conflitto
bellico causa. Per esempio, analizzando i grafici precedenti (2 e 3), possiamo
notare come nonostante i tagli di produzione avvenuti in seguito al conflitto
Iran-Iraq del 1980 e la guerra del Kuwait 1990, gli effetti che si sono avuti
in termini di shock di prezzo sono stati benché diversi: la guerra del Kuwait
fece registrare uno shock dei prezzi molto più accentuato rispetto al conflitto
Iran-Iraq. Curiosamente però Hamilton (2003) fece notare come nonostante la
marcata differenza di prezzi registratasi, la differenza produttiva per ambedue
i conflitti fu curiosamente simile: 7.2% e 8.8%.
Un ulteriore elemento che merita
attenzione nell’analisi degli shock petroliferi del passato, è il coefficiente
tempo di alcuni dei più grandi aumenti di prezzo che hanno visto una forte
influenza politica. Per esempio, durante il 1979 l'aumento dei prezzi fu costante per più di metà anno, questo infatti
venne attribuito come conseguenza della Rivoluzione Iraniana (successivamente
si assisterà all'entrata in guerra del paese contro l’Iraq 1980). Inoltre, pur
non mettendo in dubbio il taglio produttivo di quel periodo come conseguenza
della rivoluzione, non è chiaro come i tagli temporanei di produzione avvenuti
dopo l'ottobre del 1978 possano essere correlati ad una rapida escalation del prezzo del petrolio
registratasi successivamente al maggio 1979.
Curiosamente è possibile notare
come gli aumenti di prezzo del 1979-1980 siano completamente diversi da quelli
che seguirono i conflitti del 1990; differenza dei picchi di prezzo raggiunti
che si susseguirono nella fase post bellica. Non è chiaro anche il perché di
una diversa reazione in termini di variazione di prezzo nonostante la natura
degli shock fu identica e neanche un aumento dei prezzi successivo al
ripristino delle esportazioni da parte dell’Iran.
L'evidenza pone in luce la
mancanza di una correlazione perfetta tra i tagli di output causati dalle
guerre e l'aumento del prezzo del petrolio. Invece, l'effetto dipende
moltissimo dalla risposta degli altri produttori di petrolio (per esempio
Arabia Saudita paese con la più alta capacità di accumulazione) e dalle condizioni
della domanda sul mercato del greggio. Entrambe riflettono la condizione
macroeconomica globale e quindi pongono in evidenza le eventuali paure dei
consumatori in merito al futuro livello di output. Sebbene l'incertezza sul
futuro andamento produttivo potrebbe far muove il prezzo di petrolio anche in
assenza di fenomeni bellici probabili, un caso di particolare interesse
potrebbe essere quello inerente alla guerra dell’Iraq nel 2003. Come si evince
da grafico 2 la guerra irachena fu chiaramente anticipata in termini di
variazione dei prezzi, questo caso è completamente diverso dagli altri
conflitti registratisi in passato. Tutti gli aumenti di prezzo osservati
potrebbero essere imputati ad una escalation di incertezza globale. Il
confrontando dei dati relativi all'andamento dei prezzi nell'estate del 2002
(quando la possibilità di un nuovo conflitto iniziò ad essere oggetto di
discussione) e i prezzi del greggio nel marzo 2003, fecero aumentare il livello
di incertezza (a causa di una probabile escalation di conflitto) con variazioni
di prezzo che oscillarono tra i 50 e 60 dollari al barile. Questo risulta
essere approssimativamente lo stesso ammontare per il quale il prezzo registrò
una discesa al termine della guerra.
Sicuramente, un aumento della paura riguardante
l'offerta futura di petrolio che interessa esclusivamente un paese potrebbe
estendersi a macchia d'olio anche per i restanti paesi produttori del
Medioriente. In particolar modo ogni paese interessato da effetti avversi sulla
stabilità politica genererà conseguentemente un clima d’incertezza. Similmente,
avversità quali per esempio gli attacchi dell'11 settembre 2001, la guerra in
Afganistan, l'invasione del Libano da parte di Israele nel 1982 e i conseguenti
scontri con la Siria o la questione riguardante la striscia di Gaza ed i suoi
territori occupati hanno delle ripercussioni sulla stabilità politica su tutti
i maggiori produttori di petrolio e di conseguenza, ogni evento, può
determinare un cambiamento di aspettative sull'andamento del prezzo del
greggio. A volte però nonostante questioni politiche rilevanti che abbiano come
conseguenza un conflitto bellico non si verificano estreme variazioni dei
prezzi, tutto questo porta confermare la nostra tesi in merito alla mancanza di
correlazione perfetta tra eventi politici e paura di un'interruzione della
produzione petrolifera. Mabro (1998) afferma che in assenza di rigidità della
domanda del mercato petrolifero, incandescenze politiche sono improbabili nello spostare la curva dei
prezzi del petrolio.
LS
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