Il sistema calcio italiano da
ormai un decennio è entrato in un turnaround pericoloso caratterizzato da
perdite consolidate e significative. E’ da un’indagine del quotidiano “Italia
Oggi” del 9 luglio 2012 che, i dati relativi al campionato 2010/11 vengo posti
in evidenza confermando una tendenza alla chiusura in negativo per il bilancio
del 90% del società calcistiche di seria A. Un trend poco rassicurante, a volte
in contraddizione rispetto al momento economico dell’economia in generale, una
fattispecie, quella del calcio che pur registrando risultati negativi non
sembra intenzionata a dare una svolta nelle politiche di management. Dalle
tabelle sottostanti, si evince come a pesare significativamente sul valore
della produzione vi siano i diritti TV, una quota mostruosa senza la quale il
sistema del calcio italiano entrerebbe sicuramente in crisi, seguono gli
sponsor, le plusvalenze ed infine i ricavi delle gare. Nonostante tutto però la
componente del “costo del personale” satura mediamente il 64% del fatturato
totale dei clubs. Significa che la tendenza fino ad ora registratasi ha visto
compensi esorbitati associati ai “players”, e ricavi poco ragguardevoli
considerando gli ingaggi.
Trai i big di serie A, solamente
le squadre del Napoli e Lazio hanno registrato un risultato netto di gestione
positivo. E’ importante poi evidenziare come in tutte le squadre del campionato
“madre”, vi sia la prassi di imputare le
plusvalenze a valore della produzione, solamente l’Udinese seguendo un’impostazione
classica di bilancio le considera correttamente come “proventi straordinari di
gestione”.
Quest’ultimo fenomeno rappresenta
di per sé un vizio poco giustificabile sul lato del principio della trasparenza
e veridicità del documento contabile, i clubs con lo scopo di evidenziare (a
loro favore) un risultato di gestione positivo compiono delle vere operazioni
di “trasferimento di voci di bilancio”. Una plusvalenza, nella sua accezione,
rappresenta una componente straordinaria della gestione, ipotizzare il
contrario, così come avviene nella prassi calcistica, equivarrebbe considerare
per esempio, in un tipico caso di azienda di produzione: basare le proprie
politiche di sviluppo aziendale sulle plusvalenze (elemento incerto) che
deriveranno dalla dismissione di asset strategici.
Il punto della questione verte
essenzialmente su la presa di responsabilità delle squadre di calcio, una
ristrutturazione aziendale, basata sulla revisione degli ingaggi e maggiormente
rivolta al’utilizzo di sistemi retributivi basati più sulle performance che
sulla storia del calciatore, porterebbe sicuramente ad una ottimizzazione delle
risorse con il conseguente miglioramento dei conti aziendali e le rispettive probabilità
di continuare una storia: quella del gioco sportivo più entusiasmante al modo.
LS
LS
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