lunedì 9 luglio 2012

Serie A in rosso, tra le big solo il Napoli si salva


Il sistema calcio italiano da ormai un decennio è entrato in un turnaround pericoloso caratterizzato da perdite consolidate e significative. E’ da un’indagine del quotidiano “Italia Oggi” del 9 luglio 2012 che, i dati relativi al campionato 2010/11 vengo posti in evidenza confermando una tendenza alla chiusura in negativo per il bilancio del 90% del società calcistiche di seria A. Un trend poco rassicurante, a volte in contraddizione rispetto al momento economico dell’economia in generale, una fattispecie, quella del calcio che pur registrando risultati negativi non sembra intenzionata a dare una svolta nelle politiche di management. Dalle tabelle sottostanti, si evince come a pesare significativamente sul valore della produzione vi siano i diritti TV, una quota mostruosa senza la quale il sistema del calcio italiano entrerebbe sicuramente in crisi, seguono gli sponsor, le plusvalenze ed infine i ricavi delle gare. Nonostante tutto però la componente del “costo del personale” satura mediamente il 64% del fatturato totale dei clubs. Significa che la tendenza fino ad ora registratasi ha visto compensi esorbitati associati ai “players”, e ricavi poco ragguardevoli considerando gli ingaggi.

Trai i big di serie A, solamente le squadre del Napoli e Lazio hanno registrato un risultato netto di gestione positivo. E’ importante poi evidenziare come in tutte le squadre del campionato “madre”, vi sia la  prassi di imputare le plusvalenze a valore della produzione, solamente l’Udinese seguendo un’impostazione classica di bilancio le considera correttamente come “proventi straordinari di gestione”. 

Quest’ultimo fenomeno rappresenta di per sé un vizio poco giustificabile sul lato del principio della trasparenza e veridicità del documento contabile, i clubs con lo scopo di evidenziare (a loro favore) un risultato di gestione positivo compiono delle vere operazioni di “trasferimento di voci di bilancio”. Una plusvalenza, nella sua accezione, rappresenta una componente straordinaria della gestione, ipotizzare il contrario, così come avviene nella prassi calcistica, equivarrebbe considerare per esempio, in un tipico caso di azienda di produzione: basare le proprie politiche di sviluppo aziendale sulle plusvalenze (elemento incerto) che deriveranno dalla dismissione di asset strategici.
Il punto della questione verte essenzialmente su la presa di responsabilità delle squadre di calcio, una ristrutturazione aziendale, basata sulla revisione degli ingaggi e maggiormente rivolta al’utilizzo di sistemi retributivi basati più sulle performance che sulla storia del calciatore, porterebbe sicuramente ad una ottimizzazione delle risorse con il conseguente miglioramento dei conti aziendali e le rispettive probabilità di continuare una storia: quella del gioco sportivo più entusiasmante al modo.

LS

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